Grassi, Liliana ( Milano (MI), 1923 aprile 1 - Milano (MI), 1985 agosto 10 )

Tipologia: Persona

Profilo storico / Biografia

Liliana Grassi nasce il 1 aprile 1923 in una casa di via Appiani a Milano, da Agide, impiegato presso le acciaierie Falk di Sesto San Giovanni, e Maria Vanoli. Dopo aver frequentato le scuole elementari di Porta Nuova e l’istituto magistrale Carlo Tenca, prosegue gli studi e consegue la maturità artistica, diploma che le consente di iscriversi al corso di laurea in architettura presso il Politecnico. Vincenzo Crescini la assiste durante la preparazione della maturità artistica: l’architetto, professore di “Disegno” alla facoltà di ingegneria del Politecnico nonché prezioso docente delle civiche scuole serali e della Scuola degli artefici di Brera, come un pigmalione catalizza la creatività di Liliana Grassi e, consapevolmente o meno, la indirizza verso l’architettura. Gli anni dell’università coincidono con quelli della durezza della guerra e del rigore appassionato per lo studio: per la giovane Liliana il rigore non è vissuto come un’imposizione di condotta derivante da una famiglia non particolarmente agiata, ma è affrontato come una scelta di vita per una donna che ricerca indipendenza e affermazione, personale e professionale, attraverso l’istruzione e la ricerca. La concentrazione sugli studi universitari la allontana da altri interessi, primi fra tutti la musica, con lo studio del violino, e la filosofia. L’architettura vissuta come “essere” sfama gradualmente la sua visione del mondo. Un appunto concentra in pochi e sintetici passaggi la sua eloquente dichiarazione d’intenti: “L’architettura per me è essere, proposta di libertà costantemente controllata, difesa con lo studio della storia, con la prudenza della ricerca, con la solitudine della fantasia, con il raccoglimento disinteressato così da trarre la forza di continuare a lavorare nel modo che ritengo giusto, nonostante i limiti delle attuali condizioni, e finché queste lo consentiranno”. La ricerca dell’essere attraverso l’architettura e, soprattutto, l’architettura come espressione di vita divengono al tempo stesso causa ed effetto della sua solitudine: Liliana Grassi appare legatissima alla sorella Ilda, si dimostra fedele e devota nelle amicizie, è creativa e fantasiosa nella ricerca e nell’attività professionale, ma sceglie di non intraprendere né una vita di coppia né una vita mondana e decide di innalzare su di sé un velo di pudica riservatezza. Questa ritrosia, timorosa e timida, imprime su di lei l’ombra dell’eccessivo rigore, che spesso, suo malgrado, sfocia nell’antipatia professionale.
Nel 1947 Liliana si laurea discutendo una tesi redatta con il collega Alessandro Degani, una ricerca dedicata alla progettazione architettonica. Allo stesso anno risale la nomina di assistente volontaria alla cattedra di Ambrogio Annoni in “Restauro dei monumenti”, alla quale segue nel 1956 il conseguimento della libera docenza in “Caratteri costruttivi dei monumenti”. Il traguardo preannuncia altri successi accademici: è del 1958 la vincita del concorso per assistente di ruolo, del 1959 sono prima l’incarico per il corso di “Disegno dal vero”, poi la maturità per le cattedre di “Restauro” e di “Storia e stili dell’architettura”, banditi rispettivamente dall’Università degli Studi di Firenze e di Palermo. Nel 1960 consegue un’altra libera docenza in “Restauro dei monumenti”, ottenendo dal Politecnico l’incarico dello stesso insegnamento presso la facoltà di architettura, premessa per l’investitura a professore ordinario, posteriore di soli quattro anni.
Il 1972 segna il sofferto e definitivo distacco dalla facoltà di architettura: immersa in un clima di divergenze sullo sfondo della contestazione studentesca, Liliana Grassi chiede il trasferimento alla facoltà di ingegneria del Politecnico come docente di “Tecnica del restauro”. Un architetto fra gli ingegneri contraddistinto da uno status di esiliato in patria: Liliana Grassi vive la facoltà di ingegneria come una protezione, come un esoscheletro che la distanzia, e quindi la protegge, dai disordini e dai fervori che dipingono la facoltà di architettura come uno fra i più importanti esempi di incubatore della contestazione milanese e italiana. È sempre del 1972 la direzione dell’Istituto di disegno generale, incarico che la occupa per un decennio. In questi anni, in modo direttamente proporzionale alla ricerca di isolamento, emerge l’esigenza di creare una rete di contatti con l’esterno dell’ateneo, il bisogno di plasmare un tessuto di corrispondenze capaci di intrecciare il piano personale e professionale alla cronaca e alla politica. Il fitto carteggio fra Liliana Grassi e i suoi più intimi amici, colleghi e professionisti, testimonia questa necessità e offre spunti di riflessione sulla descrizione che la stampa propone di quegli eventi che fanno del Politecnico, e della facoltà di architettura, diapason e cassa di risonanza della contestazione. In questi anni la Grassi raccoglie meticolosamente sia le osservazioni e i commenti pubblicati dalla stampa, sia il suo carteggio: da una parte ordina e custodisce riviste, quotidiani, articoli e ritagli, dall’altra raccoglie e conserva lettere, appunti e riflessioni scritte di suo pugno o da colleghi.
Parallelamente alla vita universitaria, Liliana Grassi esercita la professione di architetto e restauratore. Il restauro dell’Ospedale Maggiore di Milano, la Ca’ Granda di Antonio Averlino detto il Filarete, la accompagna come leit-motiv sin dagli albori della sua formazione. Il restauro dell’impianto, danneggiato dai bombardamenti dell’agosto del 1943, la coinvolge ufficialmente nel 1949 all’interno dell’équipe diretta da Ambrogio Annoni. Dopo il 1958, anno dell’inaugurazione della prima porzione restaurata del complesso come sede dell’Università statale di Milano, Liliana Grassi diviene l’unica responsabile del progetto, ruolo che fra soddisfazioni e difficoltà la conduce sino alla consegna ufficiale del restauro, il 31 ottobre 1984.
Accanto all’impegno costante e appassionato dedicato alla Ca’ Granda, altri progetti modellano l’attività professionale di Liliana Grassi. Risale al 1947 la proposta di restauro del palazzo comunale di Cremona elaborata con Alessandro Degani. Gli anni Cinquanta le offrono più occasioni per consolidare la sua esperienza e plasmarne la creatività: nel 1953 la redazione, sotto la guida di Ambrogio Annoni, di alcuni progetti per il restauro della chiesa ravennate San Francesco innesca un produttivo abbrivio di studio, ricerca e progettualità. Il biennio 1954-1955 si contraddistingue per il progetto e la realizzazione dell’abitazione milanese di via Sismondi, per la partecipazione al concorso dedicato all’ampliamento della biblioteca capitolare di Verona e, infine, per la realizzazione del monumento funebre per Edmondo de Magistris nel cimitero monumentale di Milano. Sono del 1956 lo studio per il restauro di Sant’Agata a Brescia e dell’anno successivo il completamento di una residenza all’interno del parco di Villa Doria e Stresa oltre all’ottenimento del terzo premio per il concorso di progettazione del palazzo milanese degli uffici comunali. Se l’incarico bergamasco del 1960 per la realizzazione di una casa di riposo per anziani presso villa Sommi Picenardi di Brembate di Sopra combina aspetti di restauro e di costruzione ex novo, la sistemazione della sede delle Assicurazioni Generali di Milano offre a Liliana Grassi la possibilità di sperimentarsi nella elaborazione di interni e di arredi. Il prosieguo degli anni Sessanta è dedicato prima ai lavori presso villa Serbelloni di Bellagio, in particolare al salone della Sfondrata e all’annessa costruzione seicentesca denominata Casa Rossa, poi si rivolge alla progettazione di un’area residenziale nella zona milanese di via Tolmezzo. Quest’ultimo progetto offre alla Grassi nuovi spunti per l’approfondimento della relazione fra antico e nuovo: il recupero dell’oratorio settecentesco di San Carlo alle Rottole le consente di analizzare il rapporto fra edilizia antica e progettazione nuova esprimendo un nuovo equilibrio realizzato attraverso lo studio e l’utilizzo di tecniche e forme della tradizione. Sulla stessa scia, negli anni seguenti si dedica al restauro dell’abside di Santa Maria Incoronata di Milano. Risale al 1976 il restauro dell’ex collegio Beccaria e dell’attiguo palazzo di via Lupetta, realizzato su incarico dell’Università di Milano, mentre sono del 1979 le proposte, mai realizzate, per un intervento di restauro in Canton Ticino rivolto alla chiesa dedicata a San Vittore in Muralto.
Negli anni Ottanta la sua attenzione è ancora dedicata al restauro, soprattutto in materia di edilizia religiosa: sino al 1985 progetta e dirige il recupero dell’oratorio di San Rocco a Trezzo sull’Adda e, contemporaneamente, si dedica alle chiese parrocchiali di Viggiù, di Assago e al progetto di recupero funzionale del Castello di Vigevano.
Nelle pubblicazioni curate e redatte da Liliana Grassi, obiettivi e riflessioni professionali si fondono con la docenza, vissuta come passione e missione. Accanto agli studi e agli articoli editi, primi fra tutti quelli sul trattato filaretiano, è notevole la quantità di ricerche mai pubblicate e dedicate, fra i vari temi, al Quattrocento e al barocco lombardo, al razionalismo settecentesco e a Camillo Boito, maestro del suo “maestro” Ambrogio Annoni.
Figura illustre e spigolosa, etichetta che si addice a lei come a molte personalità creative e apparentemente introverse, Liliana Grassi partecipa alla vita di molte associazioni e istituzioni della cultura lombarda, fra le quali l’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, l’Accademia di San Carlo, l’ASS.I.R.C.CO. e la Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali. Fra i riconoscimenti più importanti, Liliana Grassi riceve nel 1970 la medaglia d’oro di benemerenza del Comune di Milano, seguita nel 1980 dall’Ambrogino d’oro e nel 1982 dalla medaglia d’oro della presidenza dell’Ospedale Maggiore di Milano e dal Premio nazionale dei Benemeriti della cultura e dell’arte del Lions Club milanese.
Il 10 agosto 1985, dopo una malattia dal decorso tanto rapido quanto imprevisto, Liliana Grassi scompare.

Funzioni e occupazioni

  • Architetto

Complessi archivistici

Compilatori

  • Aggiornamento scheda: Paola Ciandrini (Archivista) - Data intervento: 30 novembre 2005